EL MILAGRO DE CANDEAL

Ho visto un documentario molto bello di Fernando Trueba: El Milagro de Candeal, ovvero il viaggio di Bebo Valdés a Salvador de Bahia alla ricerca delle sue radici.
Tra le favelas di Salvador, c'e' Candeal, un barrio ritornato alla vita attraverso la musica. Il personaggio del film e' sicuramente Carlinhos Brown, musicista famoso che ha dedicato la sua vita a Candeal e alla promozione della musica come strumento sociale.
Il film e' bello, ma mi ha colpito molto il documentario sul film, le interviste a Carlinhos Brown, le immagine sulla scuola di musica e sicuramente las Timbaladas, percussioni andanti che ricorrono la citta'. Personaggio mooolto interesante. Completamente fulminato e lucidissssimo insieme. Naturalmente l'ho rilegato a alfredo, a modo suo. Colpisce pero' un aspetto particolare: a Candeal non si vede la miseria. Nel senso: manca l'acqua in casa, le case sono favelas, ecc, ecc. Eppure non c'e' il brutto della miseria. C'e' il bello. I colori. Ma soprattutto il bello. Non solo perche' Carlinhos finanzia la scuola di musica. E' proprio un'attenzione specifica al bello come condizione di dignita'. Vedi le parate e i concerti e i tamburi sono scintillanti, i vestiti barocchi, i corpi armoniosi e possenti. Tutto e' in armonia.
Nella nostra cultura il bello e' una condizione riservata al benessere economico. I poveri sono brutti. O comunque la poverta', se presa come valore etico positivo, va a braccetto con la essenzialita', con la semplicita'.
Il teatro di alfredo (spesso) non e' bello perche' visivamente o esteticamente bello, ma lo e' per il valore che assume.
Aldila' delle evidenti diferenze storico-culturali che ci sono fra le due culture, mi sembra che comunque nella nostra manchi l'educazione al bello.
Il bello come valore educativo.
Ripenso al libro di Antinucci e al sogno di passare dalla storia della musica e dell'arte alla "bottega" di giovani pittori, scultori, musicisti.
Forse e' li' che si trova la chiave?
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